Alle 16.30 ora locale mettevo il piede a Caracas, prendendo immediatamente possesso del continente in nome delle Santissimi Maesta' Cattoliche Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, come facciamo sempre noi Genovesi la prima volta che arriviamo in America. Il viaggio e' stato lungo e sarebbe stato noioso, se non fosse stato reso movimentato dalla mia vicina, una specie di Sora Lella peruviana, che terrorizzata dall'aereo mi si aggrappava al braccio strattonandomelo ogni volta che c'era un benche' minimo vuoto d'aria (quasi sempre mentre dormivo), e sbraitando quelle che penso fossero invocazioni a divinita' Maya. Invocazioni prontamente bilanciate dalle mie immediate e convintissime bestemmie.
Immediatamente deportato nel mio albergo con vista sul mare, essendo io rozzo e cinico non riuscivo a goderne il lusso sfrenato, in quanto distratto dalla fogna a cielo aperto subito sotto le finestre di camera mia. D'altronde non c'era il rischio di aumentare la puzza aprendo la finestra, in quanto la finestra era chiusa permanentemente col lucchetto per - diceva un cartello - "ragioni di sicurezza". La finestra era la settimo piano.
Ho provato a uscire a scoprire la citta', ma alla reception mi hanno detto che era "peligroso", tanto piu' che hanno appena eletto Chavez e il popolo festeggia. Ovviamente appena l'ho saputo sono corso in camera mia a indossare una maglietta rossa per unirmi al giubilo popolare, tanto piu' che alle mie orecchie gia' arrivavano i primi mortaretti.
Poi ho aguzzato bene le orecchie: NON erano mortaretti. Ho ritenuto piu' saggio starmente in albergo. I miei rischi li ho comunque corsi lo stesso mangiando il guacamole, che qui in Venezuela credo usino per il controllo delle nascite: una cucchiaiata e non puoi avvicinarti a nessuno per un mese.
GRANDI EMOZIONI 1: In Sudamerica quando si atterra si usa ancora applaudire. Che bello!
GRANDI EMOZIONI 2: In Sudamerica il tecnico dell'IT si presenta con la borsa degli attrezzi da meccanico, con cacciavite, chiave inglese e tutto il resto. Non ho potuto collegarmi dall'albergo: ne deduco che il computer fosse ingolfato.
Ok non stiamocela a raccontare: il tempo fa schifo, tutti mi guardano malissimo e io ho paura di passare di albergo in albergo, sempre tappato dentro, con nessuno che parla l'inglese. Mi guardo allo specchio e mi dico "Ma che cazzo ci faccio io qui?"
(Cielo, quanto soffro a non avere una tastiera con gli accenti e a dover mettere questi orrendi apostrofi.)
martedì 5 dicembre 2006
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5 commenti:
paura di stare tappato in albergo?
ma lascia perdere!!! se mai tornerai parlerai un fluente spagnolo sudamericano!!!
esci, vivi e vola, goditi ogni sensazione estrema, anche quella della paura e affrontandola assapora l'adrenalina che si sprigiona!
guarda tutto, i visi solcati dalle rughe dell'esperienza, le facce inquitanti che ti incutono timore, pensa che chissà quale paura hanno loro di te, straniero venuto da lontano, osserva la vita, coglila e falla tua, ti sentirai molto più facilmente a casa...
lev
figurati che paolo, quando vuole sentirsi spericolato, va a letto senza la canottiera di lana...
Comprati un fucile e unisciti al divertimento... quando mai ti capiterà di poterlo fare? ;-)
amico, le tastiere ispanohablanti hanno gli accenti, acuti e gravi, che li puoi mettere su tutte le vocali che vuoi. basta saperli usare.
saluti dalla madrepatria colonizzatrice. :)
ti abbiamo letto abbiamo riso tutto il tempo continua con questo spirito bacioni
i tuoi
ps. finalmente hai trovato una moglie all altezza della mamma.
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